Libertà di stampa?
Non è insolito sentire parlare al telegiornale di giornalisti uccisi o
arrestati per le loro idee e per ciò che scrivevano. Un esempio è lo studente italiano Giulio Regeni, torturato e
ucciso dai servizi segreti egiziani nel 2016 perché aveva scritto vari
articoli contro il regime di al-Sisi. Un
altro esempio è il giornalista saudita Jamal Khashoggi, ucciso in
un consolato dell’Arabia Saudita a Istanbul nel 2018, su diretto ordine del
principe Mohammad bin Salman, che lo scrittore si era inimicato dopo una serie
di pubblicazioni in cui ne denunciava i crimini. Più attuale è il caso di Patrick Zaki,
attualmente in arresto in Egitto per i suoi post sui social, in cui denunciava
il governo egiziano. Ma se la politica
estera non vi interessa, possiamo concentrarci sui giornalisti uccisi per mafia
in Italia, come Giuseppe Fava nel ’84, Mauro Rostagno nel ’88, Giancarlo
Siani nel ’84, Beppe Alfano nel ’93, e molti altri.
Insomma, il fatto che ora, in Italia, la libertà di stampa sia scontata, non significa che questa sia una festa scontata, o che noi Italiani possiamo pure ignorarla: dobbiamo anzi festeggiarla proprio per quello che ora abbiamo, per tutti gli anti-fascisti e le vittime della mafia, che sono morte lottando, per farci arrivare dove siamo ora, per farci avere la libertà di dire ciò che pensiamo.
La vera libertà di stampa è dire alla gente ciò che la gente non vorrebbe sentirsi dire - George Orwell
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