L'unico briciolo di seminormalità

C’è chi definisce lo sport come parte marginale della vita di un ragazzo, una “ruota di scorta” per tutto il periodo adolescenziale. Eppure, ad un anno dall’inizio della pandemia, lo sport per alcuni di noi è l’unico briciolo di semi normalità rimasto.
Essendo quindi, oltre che redattori, anche ragazzi, sportivi, adolescenti, abbiamo voluto scrivere a più mani tutto quello che ci passava per la testa del nostro sport.

Virginia, 17 pallavolo
Ero al palazzetto quando mi hanno comunicato che le prime partite sarebbero state rimandate, e in quel momento ho percepito che c’era qualcosa di diverso, che da quel momento sarebbe tutto cambiato. Dopo pochi giorni, anche gli allenamenti vennero fermati e la scuola chiusa. Una settimana. Due settimane. Un messaggio dell’allenatore, completamente inaspettato “ragazze, vi ho preparato una scheda! Vedete di farla, che quando torniamo altrimenti siamo messi veramente male!”. Ma la scheda non ha sostituito la squadra. Avanti nei mesi gli esercizi diventavano sempre più monotoni e io perdevo la voglia di allenarmi, fino ai primi di giugno, quando grazie all’allentamento delle restrizioni siamo potuti tornare al tanto amato campo.
E poi è ricominciato tutto da capo, di nuovo. Di nuovo zero attività fisica. Di nuovo dentro casa. Di nuovo senza le mie compagne.
Poi il regalo di Natale: per la seconda volta la speranza di ritorno alla normalità, di quello che era parte integrante della mia routine e di quegli attimi pieni di risate tra compagne.
Lo sport non è tutto nella vita di tutti gli adolescenti, ma sicuramente è un grande pezzo di me!

Noemi, 16 pattinaggio corsa
Durante il primo lockdown, che tutti noi ricordiamo bene, io e la mia squadra abbiamo continuato ad allenarci in casa grazie ad alcuni allenamenti che il nostro allenatore, che ci ha sempre spronato ad allenarci, ci mandava. Ovviamente non potevamo andare in pista ad allenarci, ma il nostro allenatore ci forniva allenamenti da fare con e senza pattini, rimanendo nel limite del possibile visto che ci trovavamo dentro a casa.
Stando a casa da sola, come un po' tutti, mi è mancato il caloroso clima che si aveva con tutta la squadra. Fortunatamente dal 4 Maggio ci è stata fornita una lista dei luoghi (es: pista di pattinaggio a Collevario, spazi esterni degli oratori, campi di calcetto pubblici) dove potevamo tornare ad allenarci da soli, visto che i centri sportivi erano ancora chiusi. Piano piano siamo riusciti a tornare in pista con la squadra al completo.
Il secondo lockdown è stato più semplice da sopportare visto che non abbiamo mai smesso di allenarci nella nostra pista, grazie al fatto che ci trovavamo all'esterno.
Tutt'ora io e la mia squadra continuiamo ad andare orgogliosamente in pista.

Alessandra, 14 pallavolo
Lo sport è stato sempre una parte fondamentale della mia vita e delle mie giornate. A causa però di questa pandemia ho perso, come tanti, questa cara abitudine, continuando comunque ad allenarmi autonomamente da casa. Nonostante questo però sono molto contenta di non aver perso i rapporti con le mie compagne, dato che prima passavamo moltissimo tempo assieme. Consiglio vivamente a tutti di continuare ad allenarsi e a non scoraggiarsi perché, oltre che essere importante per la salute, è un ottimo modo per passare del tempo che ad oggi non possiamo sfruttare per fare molte altre cose.

Mattia, 17 pallavolo
Il periodo della quarantena è stato molto difficile per me, sotto l’aspetto mentale e fisico, la paura di non sapere come e quando poter tornare alla vita da sportivo mi ha destabilizzato non poco. Fortunatamente con inizio settembre le cose sono tornate più alla normalità, cominciando ad allenarmi anche quattro volte a settimana, fino a quando non ho ricevuto uno stop di oltre un mese a causa di alcuni positivi nella mia società. Da quel momento ho cercato di allenarmi a casa, cercando di mantenere la forma fisica, per quanto possibile. La cosa non è stata affatto semplice, visto che sono abituato ad allenarmi sempre con la mia squadra e lo stimolo va via col passare del tempo, se non si è in compagnia.
Il problema fisico sta nel fatto che a causa dei molti stop non si riesce ad avere una preparazione atletica tale da essere performanti, portando anche ad insoddisfazione personale e all’ansia da prestazione nonostante si faccia un semplice allenamento. In questo caso è importante il ruolo della squadra che è riuscita a darmi quello sprint in più per ritrovare fiducia e voglia di divertirmi… perché alla fine di questo si tratta!

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