#freeAhmetAltan



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<Scrivo queste parole da una cella in carcere. Ma non sono in carcere. Sono uno scrittore. Non mi trovo ne dove sono, ne dove non sono. Potete mettermi in carcere, ma non potete tenermi in carcere. Io faccio una magia. Passo attraverso i muri.>>

 Sulle pagine del nostro giornale già altre volte sono comparsi articoli sul tema della libertà di stampa e di parola. Ma questa volta non si parlerà di statistiche o dati. In questo articolo racconteremo solo una storia. Ahmet Altan è uno degli autori liberali più noti e popolari della Turchia. Fu il direttore della testata giornalistica Taraf, noto giornale liberale fondato il 15/10/2007, divenuto famoso grazie alla sua opposizione al coinvolgimento dei militari negli affari socio-politici del paese e alla denuncia della corruzione dei politici che sostengono l’attuale presidente Erdogan. Tuttavia la politica del governo Turco non è così favorevole alla libertà di stampa o espressione, tanto che nel 2016 il giornale fu censurato in concomitanza al primo arresto di Ahmet, condannato insieme a molti altri all’ergastolo, con l’accusa di favoreggiamento al tentato colpo di stato avvenuto in quell’anno attraverso messaggi subliminali, divulgati durante una trasmissione televisiva, al fine di raccogliere sostenitori. Tuttavia la corte d’appello dopo vari ritrattamenti alla condanna dello scrittore, ritenuta subito ingiusta dall’opinione pubblica, decise di scarcerarlo dopo appena dieci giorni. Tuttavia venne arrestato nuovamente pochi giorni dopo, aggiungendo alle prime accuse anche quella di far parte di un gruppo di terroristi. Nonostante la sua sentenza non
si è mai arreso, ha sempre sorriso continuando a scrivere anche dalla prigione “devi agire come chi ti sta facendo del male non si aspetta, se non ti fai dominare perdono la forza che hanno su di te”. In cella ha scritto tre libri tra cui “non rivedrò più il mondo” e rilasciato svariate interviste in cui chiarisce ciò “A parte qualche mio articolo e un’unica apparizione in tv, l’imputazione di golpismo nei nostri riguardi si basa sulla seguente asserzione: si ritiene che noi conoscessimo gli uomini accusati di conoscere gli uomini accusati di essere a capo del colpo di stato“. Per più di tre anni è stato in carcere, si trova ora agli arresti domiciliari dal 4 Novembre scorso. In questo periodo Ahmet ha contattato via skype lo scrittore e giornalista italiano Roberto Saviano, che dopo aver raccontato la storia di quest’uomo ha deciso di lanciare l’#freeAhmetAltan. Chiedendo, a nome di tutti gli scrittori oppressi come Altan, di fare pressione al governo turco, e non solo, attraverso un tweet diretto al presidente Erdogan con il sopra riportato hashtag. Perché il diritto di espressione è di tutti e non bisogna darlo per scontato. 
Di Alessio Tiberi 4L

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